Che difficile cambiare conto aziendale!
Quando, nel 1998, aprii un conto alle Poste Italiane – proprio per separarne la gestione da quello, aziendale, acceso presso l’allora Cassa di Risparmio di Trieste (ora Unicredit) – una delle feature più cool, almeno per il vent(idu)enne di belle speranze che ero allora, era quella di poter farsi stampare blocchetti di bollettini premarcati con i propri dati di conto corrente: opportunità che all’epoca era appannaggio anche dei conti personali e non – come si sarebbe potuto immaginare.. – solo di quelli business.
Oggi, dopo sedici anni e trovandomi (ancora) bene con il conto personale alle Poste – nonostante la stampa dei bollettini, ancorché solo ufficialmente (..), sia stata limitata ai conti Poste Impresa.. –, ho deciso di chiudere il conto aziendale all’Unicredit entro fine anno e ri-accenderlo alle Poste. Saranno passati tanti anni, ormai, ma sono più che certo che all’allora CRT mi abbiano chiesto esclusivamente il numero di Partita IVA, non – come richiedono oggi le Poste, per una qualsiasi pratica aziendale – un certificato che attesti suddetto numero.
Due i momenti clou della vicenda:
- Quando l’operatrice si è dovuta confrontare con colleghi e superiore trovando strano (obsoleto) il certificato (vedasi sopra) da me propostole, che a questo punto rischia di farmi annoverare quale caso (virtuoso) entro le statistiche di apertura/cessazione attività;
- Quando, all’ennesima operatrice, la prima non crucciata ed invece creativa, mi è stato suggerito di auto-certificare il fatto che, nonostante la Partita IVA (..), non fosse per me necessario, per il tipo di attività da me svolta, possedere anche l’iscrizione alla locale Camera di Commercio.
Alla fine tutto è andato per il meglio. Credo che a breve, nonostante la totale superfluità, chiederò il blocchetto di bollettini premarcati..