I-Mode vs WAP: chi sta vincendo?
Come abbiamo ben potuto dedurre negli ultimi mesi, molti di coloro che avevano speso tempo e denaro per promuovere l’uso di servizi basati su WAP (Wireless Application Protocol) hanno dovuto ridimensionare notevolmente le loro speranze di speculazione economica.
Da una parte il costo di accesso al Wireless (ancora a scatti al minuto di connessione), dall’altra i servizi di scarsa qualità proposti dai diversi Providers, hanno, in pratica, raffreddato l’ebbrezza legata alla potenzialità di penetrazione del mercato di questa tecnologia.
Questo in Europa. In Giappone, paese dove, all’epoca, ha trovato fertile terreno di maturazione l’idea di un dispositivo di facile e versatile -ma soprattutto divertente- come lo stra-conosciuto Walkman, le cose sono andate diversamente. Contrariamente all’Europa, l’estremo oriente di cui stiamo parlando ha, infatti, concentrato la sua attenzione su un segmento di mercato come i Teenagers, disposti a cambiare frequentemente il telefonino ed interessati ad una gamma pressocché illimitata di servizi di entertainment; quella dei giovani è una fetta dei possibili utilizzatori sulla quale è possibile fare quanti più esperimenti di marketing possano venire alla mente..
In quest’ottica, ovvero di un uso giovane della tecnologia, l’azienda di telecomunicazioni giapponese ha sviluppato un progetto molto interessante: una serie di servizi (entertainment, messaggistica, chat, etc..), a basso costo (canone mensile e non scatto al minuto), mediati da una piattaforma estremamente pleasant, come direbbe anche Jakob Nielsen, guru mondiale dell’Usabilità.
L’I-Mode, così si chiama questa tecnologia analoga al WAP occidentale, è costituito da un device (il telefonino) estremamente tecnologico (display grande ed a colori) che può connettersi alla Rete nazionale per accedere a siti web scritti sia in HTML, il linguaggio di formattazione internazionale pel Web (W3C), che in I-HTML, un markup più leggero e studiato ad hoc. L’effetto è quello di poter navigare dal telefonino in maniera non dissimile dal computer, con in più un aumento di accessibilità: un Wap Browser legge solo siti scritti in WML (Wireless Markup language), un bowser I-mode, invece, può\r\nnavigare con una certa tranquillità anche in siti non I-HTML, purchè non troppo pesanti a livello di complessità codice (per limiti di processamento e software del device stesso).
Per i Web Designer‘s col kimono non è cosa da poco: una volta riconosciuto il tipo di device, tradizionale PC o Cellulare I-Mode, (mediante comunissime server-application) è possibile ridimensionare il contenuto (inteso sia come materiale testuale/grafico che come disposizione layout) al tipo di utente: nel caso quest’ultimo si connetta al sito con un telefonino, la server application trasforma semplificandolo il layout predefinito della pagina, e riduce la quantità di testo (con ovvie potenzialità di content-customisation..).
Queste sintetiche specifiche tecniche possono già da sole farci capire il perchè del successo commerciale dell’I-Mode (vs insuccesso presunto del WAP): un telefonino I-Mode ha quasi tutte le potenzialità di un PC, però è piccolo e maneggevole, quindi è possibile un uso personalissimo (avete presente l’ultima pubblicità Telecom con la ragazza che dice “Tutti gli SMS che vuoi, dal telefono dei tuoi..” e meditate..); il telefonino I-Mode ha un grande display a colori (e fattezze simili ad un GameBoy..) col quale è possibile fruire in modo molto user-friendly (proprio per la somiglianza funzionale con un PC browser) e piacevole; i servizi veicolati con l’I-Mode, pur non troppo costosi, sono il rispecchiamento totale dei desideri dell’Utenza.
L’I-Mode si configura come un sistema basato e studiato sulla fetta di mercato che più avrebbe potuto trovarlo interessante, ed è stato questo (assieme anche alla sua versatilità, compatibilità, portabilità ed accessibilità tecnologica) a portarlo al successo.
Differentemente, il WAP ha da subito iniziato a dare problemi [sistemi di gateway tra wired e wireless, markup definito, basato sull’ancora (troppo) poco usato XML (eXtensible Markup Language), etc..], ed il fatto che i primi servizi siano stati studiati per un pubblico adulto (trading), dando poco, o nullo, risalto all’aspetto dell’entertainment, non ha aiutato certamente la sua penetrazione di mercato, unica condizione per convogliare il capitale necessario a ricerche e sviluppi successivi, atti ad apportare migliorie sia in ambito tecnico/tecnologico che di marketing.?