L’EEE PC vende bene a Trieste (come ovunque, del resto..)
In aggiunta alla mia normale attività di solution development c’è anche quella di formazione, che – devo ammettere – mi da molte soddisfazioni. Una di queste è di poter pormi come “evangelist” (termine molto di moda ai tempi della New Economy) della cosiddetta “e-citizenship” (“cittadinanza digitale“). Tra le tante iniziative – più o meno interessate, a dir la verita.. – quella di Asus e del suo subnotebook da 299 € (EEE PC) è davvero rilevante, commercialmente per l’azienda, socialmente per tutti gli altri (competitor inclusi).

Sull’EEE PC (o “E3 PC”, per gli amici) è stato già detto tutto. Che monta la distro linux Xandros – benché sia possibile farci girare sopra anche altre distro, e Windows.. –, che gli permette di sfruttare appieno l’attuale dotazione come CPU e RAM seppure con un hard disk (SSD, a stato solido) di soli 4Gb. Che il suo equipaggiamento è molto ben fornito: USB, Wi-Fi b/g integrato (modem ed HSDPA opzionali), lettore smart card, webcam+mic, altoparlanti. E che pur in delle dimensioni molto ridotte – lo schermo, tra i due altoparlanti, è di 7” – è in grado di offrire all’utente, per di più in maniera molto user-friendly, un carnet di applicazioni (da quelle per l’ufficio alla navigazione sul Web) davvero completo.
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È stato anche detto che sta andando a ruba praticamente ovunque, vuoi per la sua estrema versatilità, vuoi (proprio) per le sue ridottissime dimensioni, che lo assimilano in pratica a qualcosa di poco più impegnativo d’un palmare benché notebook, vuoi infine per il prezzo tanto accessibile. È rimasto però pressoché taciuto – salvo per la comunità di estimatori che si è andata sviluppando – il fatto che pure in Italia le scorte di questa versione (la prossima, con HD e RAM raddoppiati, è prevista fra qualche mese) siano andate esaurite, talvolta, lo stesso giorno in cui sono state messe sugli scaffali.
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Anche a Trieste è successa la stessa cosa: la filiale Mediaworld delle Torri è stata depredata in pratica istantaneamente, e questo benché:
- I triestini si possano definire abbastanza conservatori (per esempio da non mollare così facilmente il “monopolio culturale” Microsoft);
- Nella popolazione triestina vi siano tantissimi anziani (di norma ancor più conservatori);
- Non ci sia stato alcun speciale sostegno pubblicitario;
- L’iniziativa regionale “Un computer per il cittadino” (bonus tra il 70% ed il 50% e fino a 450€ per l’acquisto di un PC) non sia ancora giunta nella fase di erogazione;
- Ben pochi sappiano dell’analogo (200€) bonus statale per i Co.Co.Pro..
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Fra le possibili spiegazioni brutte di questo successo può esserci la crisi degli stipendi, che ha magari spinto gente a comprare ingenuamente un prodotto diverso (Linux) dal solito nell’ottica di dotarsi di un equipaggiamento qualsiasi in tecnologia. Oppure, banalmente, che ad aver acquistato in blocco tutti questi pezzi non siano stati i conservatori triestini ma i progressisti acquirenti sloveni, meno attaccati a certe tradizioni monopolistiche.
Un’ulteriore spiegazione potrebbe essere che la livrea bianca dei modelli di EEE PC esposti è stata scambiata per quella di un Mac, che “fa figo..”.
Una spiegazione bella, invece, potrebbe essere che la scelta su questo strambo (non Microsoft..) prodotto sia caduta non per questioni di incapienza finanziaria bensì scientemente (“Get The Facts“..), perché è stupido spendere aldilà delle reali esigenze. E l’EEE PC le esigenze di un “cittadino digitale” le soddisfa più che ampiamente.
In questo bel quadretto di commercio locale – in cui, fra l’altro, spicca anche la empirica crescita dei Mac (portatili) – c’è una sola stonatura, ed è proprio la Regione FVG che sembra stare steccando. Nessuno in Regione, infatti, pare essersi preoccupato della possibilità/opportunità – analoga culturalmente a ciò che è stato “fatto succedere“ nella Provincia di Bolzano – di sponsorizzare tale prodotto (ed eventuali futuri cugini) proprio nell’ambito della pre-elettorale iniziativa di alfabetizzazione informatica.
Eppure si sa da tempo del suo arrivo, e del suo accreditamento presso un big tecnologico italiano (TIM). E soprattutto del suo prezzo, che avrebbe potuto aprire nuovi scenari nel sostegno sociale all’acquisto di PC. Ad esempio anziché finanziare sino a 450 € (50% del costo complessivo) tot persone sarebbe stato possibile finanziarne (completamente) un tot e ½ o molte di più (di nuovo solo in parte). In un altro scenario sarebbe stato possibile contrattare con TIM (e altri provider mobili) una soluzione chiavi in mano di hardware e connettività a Internet – diciamo – per almeno un anno. In un ulteriore, fantastico, scenario si sarebbe potuto pure coinvolgere l’INSIEL – azienda ancora a golden share regionale che ne sostiene i servizi informatici e che sta incontrando non pochi problemi nella privatizzazione obbligata dal Decreto Bersani – e modificare all’uopo questi portatili low-cost (più supporto mobile) in modo da poter fruire di questi servizi in maniera predefinita. Tra l’altro il legare, b
enché debolmente, quest’opportunità alle prestazioni dell’Insiel avrebbe magari potuto aumentare l’appetibilità di quest’ultima. Insomma, (ben più di) due piccioni con una fava..
Che dire? Peccato! Andrà bene la prossima volta..?